
Parliamo di Banksy
Allora, visto che se ne parla, e visto che qualcuno ha chiesto il mio parere, scrivo due righe sul caso Banksy.
Ogni epoca, diceva Amedeo Modigliani, ha l’artista che si merita. E noi, oggi, ci meritiamo Banksy.
Chi è costui?
Nessuno lo sa.
E allora perché ce lo meritiamo?
Perché nell’era di Instagram e di Facebook, dei reality e del quarto d’ora di gloria professato 50 anni fa da Warhol, Banksy ha scelto di non apparire.
Era l’unica carta che aveva da giocarsi. E l’ha giocata fino in fondo.
Nell’era dell’intrattenimento lui si trattiene dal mostrarsi.
Il mistero è lui, non la sua opera. O meglio, l’opera è lui, non quello che dipinge.
E infatti ha scelto il trucchetto di distruggere un’opera che qualcuno ha acquistato per oltre un milione di euro.
E in sala tutti a filmare l’evento! E i giornali a riportarlo! E noi a commentarlo!
Bravo…
Cosa vuoi dire a uno così?
Bravo…
Ma è un artista?
Certo, come lo è un prestigiatore.
Alla gente piace vedere i prestigiatori. Alla gente piace il detto “il trucco c’è ma non si vede”.
E neppure lui si vede.
Perché nessuno sa chi sia.
Lui era il primo prestigiatore che anziché far sparire spariva.
Ma ora che è sparita anche l’opera non resta che l’ultimo passaggio: spariamo anche noi.
Ecco, appunto, non parliamone più.
[Photo Credit: Banksy/Instagram]